Un paio di vite lavorative fa, posta di fronte alla scelta tra il lavoro A e il lavoro B, scelsi il lavoro A, perché lo stipendio era lo stesso, ma “lì mi trovo bene”.
Col senno di poi, fu la scelta sbagliata: dopo poco tempo il clima lavorativo cambiò nettamente e questo fece sì che io andassi altrove. Al momento, però, il mio “lì mi trovo bene” fu la prova pratica dell’importanza di un Chief Happiness Officer: l’impresa aveva investito su di me e ora il loro investimento stava dando frutti.
Sono passati alcuni anni da allora e sono fioriti ricerche, studi, modelli sulla felicità in azienda e, conseguentemente, corsi sulla figura del CHO. La figura del CHO è una figura, ancora poco conosciuta, ma cardine per la “felicità” aziendale (intesa come benessere operativo, gestionale ed economico) che aiuta a creare un ambiente lavorativo salubre, positivo e orientato al benessere, stimolando la crescita e l’aggiornamento delle persone e la creazione di gruppi di lavoro affiatati e coesi.
In questo momento storico in cui si fa spesso ricorso al telelavoro, il CHO è promotore anche dello spirito di squadra, indispensabile per combattere il senso di estraniamento causato dal non avere più i riferimenti quotidiani dati dalle routine dell’ufficio.
Vista in questa prospettiva, il ruolo di “Capufficio Felicità” è fondamentale per la creazione di una organizzazione positiva, per la strutturazione di un’azienda in cui ci si senta liberi di esprimere la propria creatività, in cui gli individui e le interazioni siano altrettanto, se non più, importanti che i processi e gli strumenti. Ovviamente, parte di questo lavoro è compito del reparto risorse umane, inteso nel senso più vasto e inclusivo del termine. Le società di eventi, però, possono essere un ottimo supporto per gli HR, occupandosi di alcuni aspetti specifici quali la creazione di connessioni di alta qualità: in ogni ufficio, ci sono decine di occasioni per stringere contatti personali, magari davanti la macchinetta del caffè; in queste occasioni, però, è più difficile uscire dallo schema gerarchico, cosa che risulta più facile in occasione di eventi più informali, di team building o di incentive studiati ad hoc per l’azienda. Ognuno dei contatti che si crea a seguito ad eventi strutturati aiuta a costruire una rete personale; rete che, a sua volta, aiuta a svolgere il lavoro, a creare nuovi progetti ed opportunità, a migliorare le procedure: quante volte, chiacchierando con un collega, si è visto un problema da un altro punto di vista, trovandone la soluzione?
Creare occasioni d’incontro per tutto lo staff che non siano viste come un’imposizione alla socializzazione è difficile, e farlo fare da professionisti offre l’indubbio vantaggio di non distogliere lo staff da altri impegni, garantendo anche il distacco dato dal non essere coinvolti da procedure aziendali.
Inoltre, la nostra società, grazie anche alla presenza di psicologi nel proprio comitato scientifico, è in grado di essere (insieme al vostro HR o consulente del lavoro) il vostro capufficio felicità realizzando per voi progetti che, partendo dall’analisi del contesto, del clima e della comunicazione, offrano formazione ed esperienze pratiche che creano spirito di squadra.
E lo facciamo con la consapevolezza che fideizzare i propri clienti sia importante, ma che fideizzare la propria squadra di lavoro lo sia anche di più.
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